The 8 Bit Movie

8 bit movie

E’ stata l’ultima edizione del Future Film Festival a portare in anteprima in Italia 8 Bit: A Documentary about Art and Videogames di Marcin Ramocki e Justin Strawhand.

Secondo la presentazione degli autori 8 Bit è:

un documentario ibrido, che esamini l’influenza dei videogiochi sulla cultura contemporanea

Diciamo però subito che si tratta di esaminare soprattuto le forme d’arte che dai videogame traggono non solo ispirazione ma materiale e strumenti tecnologici. E di queste forme d’arte, prevale nel documentario l’interesse per il suono.

Si parte dunque da una breve storia del videogioco, dai leggendari Commodore 64 e Atari 2600, a quel Game Boy che cambiò la storia del gioco per sempre…certo, chi di noi è cresciuto (forse la prima generazione) a pane e videogame sa esattamente di cosa sto parlando. E apprezzerebbe al massimo questa prima parte del film, che dalla storia del gioco passa subito alla storia della sua manipolazione…all’arte del game cracking, illustrata dando voce ai suoi protagonisti. Primo tra tutti Cory Arcangel e il suo Super Mario Clouds, piece of art ottenuto smontando e cancellando un povero Super Mario Bros Nintendo fino a far passare soltanto le nuvole.

Super Mario Clouds - Cory Anrcangel

Ascoltare Cory commentare con onomatopee varie la differenza tra i suoni Atari e quelli Nintendo è uno spasso…si capisce al volo che la filosofia che sta dietro al suo lavoro è l’idea del possedere la tecnologia. E soprattutto una tecnologia che è stata volutamente bloccata in modo che l’utente non potesse intervenire…

sei tu che giochi o è il gioco che gioca te?

è la questione che rimbalza durante tutto il documentario. Arcangel e molti altri come lui rispondono riprendendosi il controllo della tecnologia in nome di un divertente e allo stesso tempo critico Do it yourself: apri e vedi cosa c’è dentro.

Cory Arcangel

La seconda parte del documentario è dedicata a ciò che in gergo si chiama chiptune, ovvero quella musica prodotta esclusivamente con materiale originato da sound chip. Molti di voi lo sapranno meglio di me, il sound chip era quel chip dedicato, nei primi videogiochi, alla sintesi dei suoni. Niente a che vedere con i giochi di oggi in cui il sound design è questione complessa…

Ora, a partire dalle inconfondibili 8 bit-iane sonorità  chip, c’è chi si lancia in produzioni sonore niente male…intriganti perchè divertenti, perchè i loro stessi autori rimangono sempre e comunque nell’ottica del gioco, della manipolazione, del DIY, per l’appunto. Non si definiscono artisti, nè musicisiti.

Bubblyfish

Ci mettono le mani, e alcuni di loro con vera classe: come la giapponese – newyorkese d’adozione – Bubblyfish, una delle presenze più musicalmente interessanti del documentario.

Tra improbabili interviste a coppie di orsi con accento francese, feste 8 – Bit interrotte da poliziotti newyorkesi, battute sugli scandinavi rivolte ad artisti scandinavi, si passa in rassegna il panorama chiptunes del momento: le sonorità  dark dei Bodenstanding, il ping pong di John Mc Cary, i live della Mikro Orchestra.

L’ultima parte è dedicata al videogioco come prodotto d’arte in sè. E si parla quindi di Machinima, quella forma d’arte che unisce gli ambienti virtuali e gli strumenti di programmazione del mondo videogame al principio del cinema. I protagonisti assoluti di questa parte sono Mary Flanagan e il suo Domestic.

Domestic

Creato con il motore Unreal Tournament 2003, è di fatto la ricostruzione di un ambiente 3D caratteristico. In questo ambiente familare ai giocatori si inseriscono però immagini, fotografie dell vita dell’artista che ripercorrono alcuni episodi della sua vista. Domestico, eppure straniante, come lo è l’intelligenza artificiale con cui ci rapportiamo giocando.

Altro drammatico straniamento, quello rapportato da Eddo Stern. Americano d’adozione ma israeliano di nascita, Eddo riporta l’assurda esperienza dei soldati israeliani al fronte che di ritorno dai combattimenti si dedicano ai videogiochi, in un turbine assurdo che confonde fino a cancellarli i confini tra realtà  virtuale e realtà  realeSheik Attack – un non-fiction horror fillm nelle parole dell’artista – è il percorso di Eddo per liberarsi dall’incubo di questa doppia guerra…

Sheik Attack

Ma qui il chiptunes è già  lontano, qui, come nei videogiochi più avanzati, la realtà  di mescola alla fantasia, anche a quella più drammaticamente reale.

Putroppo il sito di 8 Bit non è aggiornato, e quindi non è dato sapere dove sarà  la prossima proiezione…ma se vi casca l’occhio su 8 Bit: A Documentary about Art and Videogame, non perdetelo.

[kml_flashembed movie=”http://www.youtube.com/v/78mZVgLye5Q” width=”425″ height=”350″ wmode=”transparent” /]
Facebook Comments
Sara Lenzi
follow me