Ustica, il Museo della Memoria di Bologna e Christian Boltanski

Oggi è il 2 agosto, 27° anniversario della strage alla stazione di Bologna.

E oggi, in ricordo di queste e di tutte le vittime dei terrorismi e dei terrori, voglio parlarvi di un piccolo miracolo che l’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica ha realizzato a Bologna, città  da cui partì lo sfortunato volo Itavia, di cui tutti sappiamo, ma non quanto vorremmo.

Ora, ricorre quest’anno anche il 27° anniversario della strage di Ustica, e il 27 di giugno è stato inaugurato a Bologna, nella cornice dei vecchi depositi dei tasporti pubblici bolognese – posto fantastico, edifici inizio secolo e cinema all’aperto – il Museo della Memoria.

Vi racconto brevemente di come Ilaria ed io abbiamo scoperto e visitato questo luogo della memoria, e di come vogliamo consigliare a tutti di andarci, almeno una volta…

L’ingresso è gratuito, e non ce l’aspettavamo, per cui Ilaria ed io ci affacciamo ci affacciamo un po’ intimorite…dalla nostra postazione si può vedere: un pc con una sessione di montaggio a molte ma molte tracce, che va in loop dopo apparentemente un paio di minuti, un sistema automatizzato di gestione di canali audio – e un po’ ci sentiamo a casa, e la cosa ci incurioscisce un bel po’. I canali sono ben 96, ci chiediamo cosa ci aspetta all’interno…

Da qui si vede una luce fioca, o meglio, sembrano molte luci – lampadine- intermittenti, ritmiche, pulsano – respirano. Poi si sentono delle voci, dei bisbigli, sembrano parlarci da un tempo lontano…e si intravede, nella penombra, lei.

La carcassa del DC-9. Un mostro marino, sembra. Una balena arenata…

Ci viene incontro la senatrice Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei parenti. L’ammiro moltissimo, ma non ho il coraggio di dire niente…ci prega – giustamente – di non fotografare. Già , perchè quella che stiamo per vedere è una vera e propria opera d’arte, creata dall’artista francese Christian Boltanski per il Museo, un’installazione permanente, monumento alla memoria…

Entriamo. L’aereo, immenso, occupa quasi tutta la bella costruzione da seconda rivoluzione industriale che è il vecchio deposito ATC. L’installazione di Boltanski lo avvolge come un guanto: l’idea è quella di trasmettere ai chi ascolta i pensieri – gli ultimi pensieri- dei passeggeri del volo Itavia.

Non vi preoccupate: non ci sono drammi, qui. Il dramma è consegnato al silenzio…i pensieri che si ascoltano sono quelli normali di chi sta andando in vacanza, o sta rientrando a casa, o ancora pensa già  all’autunno, al lavoro, al rientro in città …Tutt’attorno, pendono dal soffitto 81 lampadine. Sono le vittime della tragedia, la cui luce pulsa, e ci chiede di non dimenticare.

So che volete dettagli tecnici, perchè qui, mi ricorderete, si parla di sound design…e va bene:lungo il perimetro dal grande loft sono disposti per l’appunto 96 pannelli neri. Sono i 96 oblò del DC-9 e per quel che ci riguarda, nascondo i 96 canali che costituiscono l’impianto dell’installazione audio. Ogni canale è controllato dalla consolle che avevamo notato all’ingresso, e trasmette i file audio (le voci dei passeggeri) in loop.

Gli altroparlanti sono raggruppati in due gruppi da 46 (ogni gruppo fa capo ad una consolle per l’automazione della diffusione), le cui traiettorie sono apparentemente controllate a gruppi di 5 – questo lo evinciamo dalla sessione di montaggio, in cui si può facilmente notare che su ogni traccia è stao caricato un suono soltanto, sfasato temporalmente rispostto al suono che lo precede e a quello che lo segue. Questo sfasamento temporale si ripete ogni 5 tracce, e dopo l’ultima di ongi 5 la sessione va in loop, e riparte da capo.

In questo modo, Boltanski riesce ad ottenere il senso di un’alternanza (apparentemente) sempre diversa mentre si tratta soltanto di 5 file, sempre in loop, spalmati su 96 canali (almeno, questa è la interpretazione…attendo smentite da chi di voi visiterà  il museo).

Tenendo conto anche della grandezza degli spazi, l’effetto è assicurato: l’impatto sonoro è quello di una moltiplicazione delle voci, che però sono nello stesso tempo comprensibili (le singole frasi in successione permettono di seguirne il significato) al pubblico che si avvicina ai pannelli neri. Nell’immagine di Boltanski, sono i pensieri che riescono ad arrivare a noi dal velo d’oblio che si vorrebbe calasse si di loro…
In una piccola sala che si apre sul fondo dell’hangar vengono trasmessi a ciclo continuo i filmati della preparazione del Museo: dal trasporto e l’arrivo del relitto e Bologna, al lavoro di Boltanski, all’inaugurazione. Da non perdere anche questa parte, che spiega molto del lavoro immenso che c’è dietro a questo piccolo gioiello,e molto anche dell’approccio artistico di Boltanski.

Ci fermiamo qui, adesso tocca a voi andarci di persona, per non dimenticare

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Sara Lenzi
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3 COMMENTS

  1. Accidenti, è veramente un peccato non avere almeno delle foto o un video, a ogni modo sono veramente incuoriosito dal vostro viaggio sonico e spero di venire presto a vederlo/sentirlo in quel di Bologna

  2. Volevo rivisitare il museo, che ho visitato in estate, ma con rammarico mi trovo di fronte al solito cartello che mi dice “è aperto solo 28 secondi all’anno…….” ma vorrei rassicurare tutti i potenziali visitatori l’installazione di Boltanski è veramente notevole non ricordo nessun monumento commemorativo con una cosi piena carica espressiva.
    Un consiglio informatevi telefonicamente sull’orario d’apertura

  3. La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha emesso in data 15.12.2005 la decisione sui presunti depistaggi. Il dispositivo della sentenza http://www.stragi80.it/documenti/processo/appello/motiviappello.pdf
    ha però un contenuto diverso e più ampio di quello che è stato fatto conoscere ai giornalisti: http://www.stragi80.it/documenti/processo/appello/dispositivo.pdf
    Se non è un falso, come può essere qualificato l’episodio?
    Possibile che nessuno l’abbia notato? Io sono sospettoso e ne chiarisco i motivi nel mio sito
    http://www.studiolegalebrogneri.it

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